The Handmaid’s Tale: La mia RECENSIONE alla stagione 4;

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Questa stagione è stato il giro di boa. Doveva essere il giro di boa. Questo show è stato un percorso mostruoso, tortuoso, sofferto e straziante. Da quasi 5 anni assistiamo a delle stagioni che sono – sicuramente un piccolo capolavoro – ma soprattutto piene di perdita, di cadute, di tanti ‘buoni che falliscono’, ma soprattutto di tanti buoni che subiscono, e June, la nostra protagonista ne ha subite tante, troppe. Perchè reputare June un’eroina? No, June non lo è mai stata, June mai come in questa stagione 4 ha rappresentato l’antieroina per eccellenza. June ha ingannato, sbagliato, ha ucciso, ha abusato di un uomo, June ha augurato la morte, June è stata di tutto in questa stagione, ma non di certo un’eroina, bensì una sopravvissuta. June non è mai ‘entrata nelle nostre vite’ per mostrarci il percorso dell’eroina che – proveniente dalla foresta incantata – sfodera la sua armatura scintillante e salva il popolo dai mostri vivendo tutti felici e contenti. La storia di June non è mai stata una favola. La storia di June è servita per raccontarci di una donna che ha perso ogni cosa. Ha perso la sua dignità, le è stata strappata via l’anima e ci hanno giocato come se fosse il mucchietto di cartacce a cui tiri il calcio mentre cammini. E no, June non doveva ‘essere superiore’, June non doveva ‘provare a ricominciare’ June non doveva ‘evitare di abbassarsi ai livelli di Gilead’. Presupporre di sapere quello che è meglio per una donna che ha subito un trauma simile è tra le cose più sbagliate che si possa fare.

 
E’ un pò lo specchio della nostra vita, della società in cui viviamo. Quando una donna subisce una violenza e torna alla sua vita si pensa che quella donna debba elevarsi ad un livello superiore, essere “migliore del mostro che ha abusato di lei’”, si pensa che la vendetta non porti a nulla. La vendetta è una carogna, sì. Ti lacera dentro, non ti da pace, ti rende instabile. June ha sperato per tutta la stagione di tornare alla vita di prima. Chi ha subito un abuso disumano del genere non ha nient’altro in testa se non la vendetta. Lei stessa dice: “Vorrei riuscire a stare con Luke, provare a dimenticare..:”, ma non ci è riuscita. In quell’animo oramai a pezzi pieno di emozioni contrastanti, June capisce che potrebbe implodere da un momento all’altro se soffocasse ancora la sua rabbia, il suo dolore. E’ ingiusto che un personaggio come June riceva il tifo dei telespettatori solamente quando subisce tutte quelle atrocità, mentre non appena è libera si pensa che debba stare zitta e buona e tornare alla sua vita perchè ‘è superiore’. Non frega a nessuno l’essere superiore quando dentro hai una rabbia che ribolle! Chi stabilisce cosa è meglio per una donna danneggiata come June? Perchè una donna che subisce ciò non ha il diritto di provare rabbia e sete di vendetta? June, e tutte le donne insieme a lei conoscevano oramai solamente la rabbia come arma principale, la violenza come risoluzione di tutto, perchè Gilead le ha rese così. Perchè Gilead era cosi. Davvero pensavate che June si sarebbe accontentata di lasciare Fred nelle mani di coloro che hanno inflitto dolore nella sua vita? Quegli uomini lei li conosce bene. Lei sapeva benissimo che in qualche subdolo modo avrebbero risparmiato Fred, e nel profondo lo sapevamo anche noi telespettatori. Lei lo voleva morto. E va bene così.
 
E in tutto questo scenario, Luke è quell’uomo libero che purtroppo non capisce. Luke è un personaggio positivo, dolce, presente, l’uomo che forse chiunque vorrebbe accanto se si volesse un partner, ma rappresenta proprio quell’uomo non cosciente di ciò che la donna ha provato, e che vorrebbe solo che tutto tornasse come prima. Non potranno mai capire i sentimenti della vittima. Luke è rimasto inorridito dalle azioni di June perchè, anche se ha combattuto per la sua libertà, ha combattuto appunto da uomo libero, non ha vissuto l’orrore puro, non capirà mai fino in fondo. June è furiosa, ha sete di vendetta, è danneggiata, distrutta, a pezzi, ce l’ha con se stessa, con Gilead, e non può tornare la June di un tempo, non esiste più, e va bene così. June ha subito degli orrori indicibili e nessuno deve aspettarsi che sia superiore a chi l’ha torturata. Nessuno ha il diritto di pensare cosa è meglio per lei, per le donne che subiscono. Nessuno. June è la vendetta, è la rabbia. June non è un’eroina. June è una donna a cui è stato tolto tutto e a cui è rimasta solamente una cosa: la vendetta. Sarà dolorosa? Sì. Ti distruggerà l’anima? Probabile, ma quando l’animo ti è già stato strappato via, niente ti può fermare.
 
Fred. Fred rappresenta l’uomo debole. Serena sarà sempre più forte di lui. Il dettaglio sta nel momento in cui, quando si ritrova al confine di Gilead decide di apostrofare June con il famoso nome ‘Difred’. Perchè? Perchè tornando lì in quel momento ha pensato di poter avere nuovamente un ascendente su quella che per lui era la sua ancella. Serena è più consapevole, più calcolatrice. Fred ha perso per le sue convinzioni che lo hanno portato alla rovina. Ultimo ma non meno importante il momento tra Tuello e Serena. Troppa tensione, troppe parole non dette, c’è qualcosa che non sappiamo. Tuello sembrava le stesse dicendo in modo velato: “Siamo stati a letto insieme, ci siamo voluti e ora vuoi fingere la famiglia felice con lui? Perchè, Serena?”. La sensazione è stata quella, una sensazione prepotente e concreta che non sono riuscito a scrollarmi di dosso. E alla fine June va via, va via perchè sa che non può più vivere in quella bolla di sapone, quella fittizia favola che Luke voleva per forza imporle. Quella non sarà mai la sua realtà. June non sarà mai in pace fino a quando Gilead non sarà smantellato, distrutto in piccoli e insulsi pezzettini. June ha rappresentato il sentimento di vendetta, il dolore, ha rappresentato il tutto in modo nudo e crudo per far aprire gli occhi, per far inorridire, per far riflettere, e per farci capire che noi non dobbiamo mai azzardarci a pensare di sapere cosa è meglio per una vittima. Mai.

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