Pretty Little Liars 8 – FAN-FICTION – 8×10 “New Leads”

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“New Leads” – “Nuove Piste”

Episode #810

 

Written by:

Frà Gullo;

 

 

CAST UFFICIALE:

Aria Montgomery (Lucy Hale)

Spencer Hastings (Troian Bellisario)

Hanna Marin (Ashley Benson)

Emily Fields (Shay Mitchell)

Alison DiLaurentis (Sasha Pieterse)

CAST SECONDARIO EPISODIO 10:

Toby Cavanaugh (Keegan Allen)

Ezra Fitz (Ian Harding)

Caleb Rivers (Tyler Blackburn)

Craig Davis (Paul Johannson)

Cassidy Harmor (Crystal Reed)

Melissa Hastings/Alex Drake (Torrey De Vitto)

Veronica Hastings (Lesley Fera)

Hadley St. Germain (Celesse Rivera)

Ava Grant (Ana Markova)

Brittany DeMarco (Madelaine Petsch)

Mary Drake (Andrea Parker)

Brad Thompson (Chris Zylka)

 

 

 

 

 

 

 

 

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Era notte fonda a Rosewood, e a casa Hastings, Spencer era nel suo letto intenta a girarsi e rigirarsi più e più volte, fino a quando alla fine non decise di alzarsi di scatto. Poco dopo scese di sotto. C’era una quiete impressionante. Prese una bottiglia d’acqua dal frigo, e si verso un po’ d’acqua in un bicchiere. Mentre stava lì intenta a sorseggiare, con la mente vagava come non mai. Continuava a ripensare alle rivelazioni fatte da Wren in ospedale. Questa misteriosa Isabelle di cui parlava. Quindi tirò fuori il cellulare che teneva nel pigiamone, e trovò la chat iniziata con Xavier. Gli scrisse un messaggio “Lo prendiamo questo caffè?” e inviò. Di colpo fu interrotta dai passi di sua madre, che si stava apprestando a scendere.

Arrivò in cucina in pantofole e con gli occhi ancora assonnati. “Tesoro, ma che ci fai sveglia a quest’ora? Sono le tre del mattino” sussurrò lei avvicinandosi al tavolo.

“Non riuscivo a prendere sonno” rispose Spencer.

Veronica quindi si sedette lì accanto a lei e la scrutò attentamente. “Nemmeno io, sai?” rispose lei.

Anche la giovane Hastings rimase a fissare sua madre intensamente, in attesa di dirle qualcosa. Doveva dirle qualcosa. Deglutì. “Mamma, ora che ci siamo è giusto parlarne, so che non è il momento migliore, ma volevo, volevo scusarmi per come mi sono comportata in questi ultimi giorni. Non te lo meritavi” aggiunse Spencer con tono sincero e pentito.

Veronica accennò un sorriso “Tesoro, sei mia figlia. Quindi è tutto passato. L’unica cosa che vorrei, è che parlassi di più con me, che non ti chiudessi a riccio. Io vorrei provare ad aiutarti, lo sai” rispose Veronica con estrema sincerità.

“Lo so. Ho questo maledetto vizio di non volere l’aiuto di nessuno” rispose Spencer, capendo il suo difetto.

“Piuttosto, vogliamo parlare di questa sospensione al lavoro?” chiese Veronica.

“Non c’è niente da dire. Sono stata sospesa per sei mesi per comportamenti inappropriati” rispose lei.

“Ma perché? Cos’è successo? Stavi andando brillantemente” chiese Veronica perplessa.

“Beh, era stato un caso in particolare. Stavo difendendo Rebecca Hafford. Una ragazza di 25 anni che, che fu aggredita in casa sua da sua sorella. Sua sorella…gemella. Si chiamava Gillian. Era alquanto irruenta, e Rebecca mi raccontò che questa sorella aveva architettato per anni una vendetta nei suoi confronti, poiché era gelosa di lei. Era sempre stata gelosa, e voleva fargliela pagare” raccontò accuratamente Spencer.

Veronica capì subito la situazione “E questo ti ha fatto pensare a ciò che è successo con Melissa, non è vero?” chiese.

Esatto. E un giorno, durante una seduta in tribunale, ho perso le staffe. Usando parole troppo forti nei confronti della sorella della mia cliente” spiegò ancora Spencer, veramente a disagio e con il capo basso.

Veronica rimase sorpresa “Oh tesoro…Avresti dovuto parlarmene. Ti sarei stata vicina rispose mamma Hastings.

“Lo so, è che, mi vergognavo. Avevo sbagliato su tutti i fronti solamente perché quella storia mi toccava da vicino. E non volevo che tu rimanessi delusa da me” continuò Spencer.

Veronica quindi le prese la mano dolcemente “Tesoro, io non potrei mai rimanere delusa da te. Potrei arrabbiarmi con te. Potremmo litigare fino a dircene di cotte e di crude, ma tu non potrai mai deludermi. Sei mia figlia. E sono orgogliosa del modo in cui sei cresciuta” la donna le parlava col cuore in mano, come una vera madre sapeva fare.

Spencer si emozionò e tentò di asciugare le lacrime “Sono cresciuta così grazie a te” rispose lei.

“Grazie a me e a tuo padre ricordò Veronica.

Spencer sorrise “Mi manca tanto” ribatté lei.

“Lo so. Ma ci faremo forza a vicenda, te lo assicuro. Supereremo anche questa, insiemecontinuò Veronica con decisione. Era una donna forte. Pronta a sostenere la figlia e ad aiutarla in tutti i modi possibili. Aiutarsi a vicenda, come avevano sempre fatto. Veronica poi fece per alzarsi “…Comunque ero scesa per bere un bicchiere d’acqua, ma non ho più sete, quindi torno a letto. Domattina devo fare colazione con Craig” finì Veronica alzandosi dal tavolo.

Spencer ebbe come un’illuminazione. Si ricordò qualcosa “Mamma, a tal proposito, io, io devo dirti qualcosa. Qualcosa che riguarda il detective Davis” spiegò la giovane Hastings.

Veronica sgranò gli occhi curiosa, e si fermò “Che intendi dire?” chiese.

“Il come l’ho scoperto di certo non ti piacerà, ma, ho saputo delle cose riguardo Davis. E non credo che tu le sappia” rispose Spencer decisa a dirle la verità su ciò che aveva scoperto.

Veronica non sembrava scossa o perplessa. Sospirò “Tesoro, so già tutto” rispose lei prontamente.

Spencer rimase parecchio sbigottita di fronte la risposta di sua madre.

E nel frattempo, in una casa di campagna fuori città, posta nel nulla più assoluto, un Craig piuttosto malconcio era ancora legato a quel letto in cui si era ritrovato, mentre una Melissa con modi di fare sempre folli e inquietanti, era seduta accanto a lui e canticchiava una ninna nanna, mentre sfogliava una rivista di moda. Craig si svegliò lentamente e sgranò gli occhi cercando di capirci qualcosa della situazione.

“Oh, sei sveglio! Continui a svegliarti e a perdere i sensi. Forse ti ho colpito troppo forte, vero tesorino?” chiese Melissa, con quel suo modo di fare da psicopatica.

Craig riuscì a muovere a fatica le mani. Guardò Melissa alquanto sconvolto. “T-Tu…Sei stata tu a investirmi” rispose l’uomo.

“Certo! Stavi andando a quello stupido ballo degli ex alunni, ma ti ho fatto fare una piccola deviazione” rispose lei.

Craig la fissò con lo sguardo pieno d’odio. “Quindi sai chi sono, non è così?” chiese lui con aria di sfida.

Melissa gli sorrise con malignità. “Ma certo che lo so. Sono rimasta letteralmente sconvolta quando ho letto il tuo vero nome. Eppure non mi sconvolgo facilmente” rispose la giovane Drake.

“Quindi ora cosa vuoi fare? Uccidermi?” chiese Craig.

“No. Ucciderti è così macabro. Piuttosto voglio farti capire un po’ di cose, caro detective Davis” continuò Melissa. Poi la donna si alzò lentamente e si avvicinò di più al letto dell’uomo. “…Ma forse, paparino di Sara Harvey suona meglio, non è vero?” concluse, sganciando una bomba di proporzioni cosmiche. Craig Davis era il padre di Sara Harvey, una delle aiutanti di Charlotte ai tempi di ‘A’, che fu uccisa dal team di A.D., cioè Melissa, a causa del suo ficcanasare in giro.

Craig e Melissa rimasero faccia a faccia, con sguardi pieni d’odio e di sfida.

SIGLA.

 

 

 

 

 

 

Durante la mattinata, al Brew, Emily era seduta ai divanetti intenta a dar da mangiare alla piccola Grace, mentre Lily dormiva beatamente nel suo passeggino. Quel cucchiaio roteava intorno al visino dolce di Grace, ma senza successo. Non ne voleva sapere di mangiare, e si lamentava.

“Non ne vuoi proprio sapere oggi, eh?” chiese Emily con fare disperato, e rimettendo la piccola nel suo passeggino.

Alison, con in mano due cappuccini, raggiunse la moglie e si sedette accanto a lei. Emily prese il cappuccino. “…Grazie! Ne avevo proprio bisogno” rispose piuttosto stizzita.

Alison la guardò sorridente ed Emily notò tale sorriso. “…Che c’è?” chiese la giovane Fields-Dilaurentis.

“Nulla, è che è stato bello riaverti a casa stanotte. Nel nostro letto” rispose Alison estremamente felice.

“E’ stato bello anche per me” replicò Emily, sorridendole con gli occhi dell’amore.

Alison si apprestò a bere anch’essa il suo cappuccino.

“Piuttosto, novità di Willa?” chiese Emily cambiando discorso.

“Sì, si è svegliata e sta bene. I suoi genitori mi hanno detto che la dimetteranno in un paio di giorni” rispose Alison.

“Credi che abbiamo fatto bene a raccontarle tutto? Dello stalker, delle minacce, di questa Isabelle?” chiese Emily perplessa.

“Em, stava ricevendo anche lei gli sms. Il minimo che potevamo fare era dirle la verità. Meritava di saperla. E poi, noi avevamo la sua età quando abbiamo affrontato ‘A’. Ricordi?” ricordò Alison.

“Credi, credi che lo stalker possa farle del male mentre è in ospedale?” chiese poi Emily a voce bassa.

“Non lo so. Il mio timore è proprio questo” rispose Alison pensierosa.

“Non posso credere che l’altra sera eravamo così vicini a catturarlo” aggiunse Emily ripensando alla sera del ballo.

“Ma secondo te dobbiamo dare per certo ciò che Wren ha raccontato a Spencer?” chiese poi Alison.

“La storia di questa Isabelle? Credo che fosse sincero. Alla fine lui cos’ha da perdere?” ribatté Emily.

“E’ tutta la notte che ripenso a questo nome. Isabelle. Sono certa di averlo già sentito” spiegò Alison.

“In che situazione?” chiese Emily curiosa.

“Non lo so, per questo ci ho pensato tutta la notte. Non mi è nuovo, ecco perché ci penso” rispose Alison.

“Magari qualche studente del liceo. Ne vedi così tanti con il numero anti-bullismo” rassicurò Emily.

“Può darsi” rispose Alison, rimanendo comunque pensierosa e non convinta della sua risposta.

“Ci mancava anche Melissa in tutto ciò” continuò Emily estremamente preoccupata.

Alison posò lo sguardo sulle sue bambine. Le guardò con occhi dolci ma anche preoccupati. “Io, io ho paura che sia tornata per loro” continuò Alison.

Emily le prese la mano “Ehi, non lascerò che si avvicini alle nostre figlie, te lo assicuro. L’abbiamo battuta una volta. Lo faremo di nuovo, e questa volta ci assicureremo che marcisca in galera” rispose Emily con decisione e coraggio.

In quel momento, al Brew, entrarono Hadley e Ava. Le due si guardarono intorno, e sembravano piuttosto ansiose. Hadley teneva stretta in mano la foto ritrovata la sera prima. Quella che ritraeva Addison e Cassidy insieme a Cape May. Non appena vide Emily e Alison sedute ai divanetti, deglutì.

“Mi spieghi perché hai deciso di dare questa foto a loro e non alla polizia? Devono occuparsene loro. Forse la professoressa Harmor nasconde qualcosa” aggiunse poi Ava, non distogliendo lo sguardo da Ali ed Emily, intente a chiacchierare tra di loro.

“Ava, è chiaro che sta succedendo qualcosa di cui non siamo a conoscenza. Willa in ospedale. I suoi comportamenti. Il fatto che la coach Fields e la professoressa DiLaurentis la volessero aiutare. Continuavano a parlare di qualcuno che tormentava Willa. Loro sanno qualcosa. E mi fido di loro spiegò Hadley.

“Ma pensi che ne sappiano più della polizia?” chiese Ava.

“Hai letto anche tu il libro di Aria Montgomery. La polizia non è mai stata efficace in questa città. Fecero tutto da sole. Dobbiamo dare una mano anche noi. Sono sicura che loro ne sappiano più di noi e della polizia” continuò Hadley con decisione.

“Ok, come vuoi” rispose Ava.

Hadley si lasciò andare a un lungo respiro e subito si avvicinarono alle due.

Alison ed Emily alzarono lo sguardo. “Hadley, Ava, ciao! Anche voi qui per la colazione?” intervenne Emily sorridente.

“No, s-siamo, siamo qui perché dobbiamo parlare con voi due” aggiunse Hadley.

“Riguardo Willa? Ragazze, è stato un incidente. Siete andate a trovarla e avete visto voi stesse che sta bene. Non c’è da preoccuparsi” intervenne Alison.

No, non è per questo. L’altra sera, abbiamo trovato qualcosa tra la roba di Addison” continuò Hadley.

“E probabilmente voi ne sapete più di tutti di questa storia, perché la polizia a quanto pare brancola nel buio” continuò Ava.

“Sì, diciamo che è una cosa che dovevo dire io” stuzzicò Hadley.

“Vabbè ti ho preceduto” rispose Ava, distogliendo l’attenzione dal discorso principale.

“Ragazze, che succede?” chiese Alison tagliando corto.

“Abbiamo trovato questa foto in una vecchia sacca dei ricordi di Addison, e crediamo che dovreste averla voi” continuò Hadley, porgendo la foto. Alison la prese in mano e la guardò. Era la foto che ritraeva Cassidy e Addison, abbracciate e sorridenti, a Cape May. Il famoso campo estivo. Alison rimase pietrificata. Sconvolta.

“Oh mio dio” aggiunse la bionda.

“Ali, che cos’è?” chiese Emily.

“Em, è…è Addison con, con Cassidy” rispose Alison porgendo la foto alla moglie.

“Non sapevamo cosa pensare. Insomma, una delle professoresse insieme ad Addison. Siamo rimaste sconvolte anche noi” intervenne Hadley.

Alison ed Emily si guardarono piuttosto sbigottite. Non potevano credere ai loro occhi.

Il momento di tensione e di shock, fu sconvolto dal suono della televisione accesa lì nel bar. Uno dei presenti, aveva alzato il volume. Alison notò la foto di Claire al notiziario, e il giornalista che parlava. “Em…guarda” aggiunse Ali. Tutte si voltarono verso il televisore, ad ascoltare attentamente.

“E’ di questa mattina la conferma che Claire Varlac, la 16enne che aveva confessato di aver preso parte al rapimento di Addison Derringer più di un anno fa, è stata ritrovata senza vita nel carcere minorile e femminile della contea di Philadelphia…” A queste parole, Alison si portò le mani alla bocca in segno di stupore.

“Non è possibile” esclamò. Erano tutte sconvolte.

“Mio dio” aggiunse Hadley.

“…Secondo i primi accertamenti, sul corpo della vittima non sono stati ritrovati senza segni di lotta o di violenza, e dopo i vari esami, si è scoperto che è stata avvelenata. Dentro una bottiglia che la ragazzina teneva in mano, sono state trovate tracce di cianuro, e questo ha dato la conferma agli inquirenti. Claire Varlac è stata avvelenata da qualcuno. Il mistero intorno all’atroce delitto di Addison Derringer, si complica ancora di più con la scomparsa della Varlac, i cui genitori straziati dal dolore, si sono chiusi nel loro silenzio, e non vogliono rilasciare dichiarazioni. Vi comunicheremo maggiori informazioni più tardi”

Tutti i presenti al Brew parlottavano tra di loro, chi era sconvolto, chi incredulo e dispiaciuto. Alison, Emily, Ava e Hadley provarono a ricomporsi.

“E’ assurdo” esclamò Ava incredula.

“Signora DiLaurentis, ma che diavolo sta succedendo?” intervenne Hadley trovando il coraggio di fare tale domanda. Ava era senza parole.

Alison ed Emily erano troppo sconvolte per riuscire a parlare.

Più tardi, nel granaio di casa Hastings, erano tutte riunite per parlare degli ultimi sconvolgenti sviluppi. Stavano tutti zitti. Avvolti da un assordante e triste silenzio. Sul tavolino, era posta la foto che ritraeva Addison e Cassidy a Cape May. Hanna era quella più decisa a parlare. Era impaziente. Alzò lo sguardo.

“Ragazze, qualcuno vuole dire qualcosa?” intervenne.

“Già. Qualcuno dovrebbe parlare” intervenne Caleb.

“E cosa possiamo dire? Che per l’ennesima volta questo pazzo ha giocato d’anticipo? Sì, lo abbiamo notatorispose Emily scocciata e anche triste.

“Ma stavolta è andato oltre. Ha ucciso una ragazzina di soli sedici anni” rispose Spencer incredula.

“E’ lo stesso pazzo che ha tentato di uccidere le bambine. Non mi sorprende, purtroppo” rispose Alison.

“Ragazze, che cosa possiamo fare? Dobbiamo fermare questo pazzo, chiunque esso sia” intervenne Aria.

“Cosa ci dite di questa Cassidy? Potrebbe essere lei?” intervenne Hanna.

“Io, non, non lo so. Questa foto mi manda in confusione. Cassidy non ha mai parlato di una conoscenza con Addison prima di iniziare a insegnare a Rosewood” spiegò Alison.

“Magari ci ha mentito. Si è presa gioco di noi. Non sarebbe la prima volta” rispose Emily.

“Senza contare che al ballo non si è vista per niente, o sbaglio?” ribatté Toby.

“Sì, ma era in gita con quelli del primo anno. C’è un’intera classe che può confermarlo” rispose Alison.

“Ali, di notte i ragazzi stanno in hotel. Può essersela svignata giusto in tempo per mandare Willa in ospedale” continuò Spencer.

“Comunque  vorrei ritornare su quello che ha detto Wren, su questa Isabelle. Continuo a dire di aver già sentito questo nome da qualche parte” spiegò Alison. Nessuno però sembrava darle retta.

“Ali, concentriamoci su Cassidy ora” rispose Emily seria.

Alison tentava di trovare mille motivi per giustificare Cassidy. Ma anche lei era in difficoltà. Si portò le mani in testa, con fare disperato. “Prima mio padre, ora Cassidy. Sono stanca di rimanere delusa dalle persone cui voglio bene” aggiunse la donna, alquanto ferita e triste.

“Non dirlo a me” intervenne Spencer usando un po’ d’ironia per smorzare la tensione.

“Ok, quindi che si fa?” continuò Hanna imperterrita.

“Sentite, stamattina sul giornale, nell’articolo su Claire, parlavano di alcune dichiarazioni di una delle detenute del carcere, a quanto pare l’unica amica di Claire. Brittany…Brittany De Marco, se non ricordo male. Potremmo andare a parlare con lei, che dite?” intervenne Aria.

“Sì, magari a lei ha detto qualcosa prima di… Prima di morire” rispose Spencer, un po’ a disagio nel parlarne in quei termini.

“Avevo promesso che l’avrei protetta. E ho fallito” aggiunse poi Alison, afflitta. Emily la strinse a se.

“Ali, non è colpa tua. Questo pazzo è sempre dieci passi avanti a noi. Non potevamo prevederlo” spiegò Emily tentando di rassicurarla.

“Piuttosto, perché ucciderla?” chiese Ezra facendo la domanda più giusta.

“Che intendi dire?” chiese Ali.

“Beh, a quanto ho capito questa ragazza ha aiutato a rapire Addison. Ok, ci ha raccontato la verità, e non doveva farlo, ma questa storia di certo non compromette l’identità di questo folle, giusto? Claire non sapeva chi fosse. Quindi perché ucciderla quando oramai le sue dichiarazioni erano di dominio pubblico?” continuò il giovane Fitz.

Tutti rimasero a riflettere sulla cosa.

“E’ probabile che Claire sapesse qualcosa in più?” chiese Aria.

“Quando si confidò con me, era piuttosto scossa. Sembrava non ricordare tutto di quella notte” continuò Alison.

“Quindi è probabile che abbia ricordato qualcosa di grosso. Per questo è stata uccisa” rispose Spencer con decisione.

“Ok, allora qualcuno di noi va a trovare questa Brittany in carcere, e vediamo cosa sa. Ali, tuo padre è tornato?” chiese poi Aria.

“Torna questa mattina. Questa volta non mi scappa, state tranquille” rispose Alison.

“Spence, poi hai parlato con tua madre riguardo al detective?” intervenne Emily.

“Sì, e a quanto pare sapeva ogni cosa” rispose Spencer lasciando tutti increduli.

“Come? Sapeva che il detective era il padre di Sara Harvey? Seriamente?” chiese Hanna.

“Già. Le aveva raccontato tutta la storia, o almeno una parte. Davis le raccontò che lui era il padre di Sara Harvey. Che divorziò da sua madre tanto tempo prima, e che Sara prese il cognome della madre. E che gli era stato assegnato l’omicidio di Addison Derringer per puro caso” rispose Spencer.

“Mi sembra ovvio che non sia così” replicò Hanna.

“Certo. Ha raccontato una parte della verità a mia madre, ma è meglio così. Non voglio che sia coinvolta in questa storia” rispose Spencer premurosa.

Di colpo, il cellulare di Spencer squillò. Era un cinguettio. Tirò fuori il telefono, che segnava le 11:30. Aveva suonato una sveglia, un promemoria “…Caspita, è tardi! Ho il colloquio con Mary. Lo avevo completamente dimenticato” esclamò di colpo la giovane Hastings. Apparve subito agitata in maniera evidente. Si alzò dalla sedia e si guardò intorno in cerca della sua borsa.

Toby le si avvicinò “Andrà tutto bene, sta tranquilla” esclamò l’uomo accarezzandole il braccio. Spencer gli sorrise. Ma l’agitazione era piuttosto palese. Non poteva essere altrimenti.

“Lo spero” rispose lei.

“Spencer, ce la farai, ne siamo certi” rispose Hanna. Tutti fissarono Spencer, sorridendole. Con quei sorrisi che a lei davano coraggio. La donna subito si rilassò di fronte ai sorrisi e alla forza che i suoi amici, la sua famiglia, le stavano regalando.

Nel frattempo, in quella casa in campagna fuori città, Craig era ancora legato al letto, e Melissa seduta accanto a lui.

“Quindi a che scopo portarmi qui? C-Che cosa vuoi da me se già sai che sono il padre di Sara?” chiese l’uomo.

“Sara Harvey. Giuro che non ho mai conosciuto una persona più inutile e irritante di lei” rispose Melissa con tono arrogante.

Craig subito si dimenò con rabbia. “Non ti azzardare a parlare così di mia figlia!” ruggì.

“Oh, calmo paparino. Sei qui perché voglio capire, come diamine sei finito a diventare detective di quell’insulsa cittadina chiamata Rosewood”  rispose Melissa.

“Io non ti dirò un bel niente, pazza psicopatica!” tuonò il detecitve senza paura.

Melissa si alzò di scatto, e subito lo prese dai capelli, tirando all’indietro e fissandolo digrignando i denti. “Tu invece mi dirai ogni cosa. Altrimenti ti farò raggiungere la tua splendida figlia in un batter d’occhio, è chiaro?” rispose la donna con voce piena d’odio e cattiveria.

Craig rimase però zitto a fissarla. “…E’ chiaro?” continuò lei.

“Sì, è chiaro” rispose lui non avendo scelta.

Melissa sorrise con quel solito sorriso malato, e tornò a sedersi. “Perfetto! Sono tutta orecchie!” esclamò, e si sistemò come se stesse per vedere un film. Piena di curiosità.

Craig non voleva assolutamente raccontarle la sua storia. La guardava con occhi pieni di disprezzo e collera. Melissa invece aveva stampato in faccia un sorriso fastidioso e malato che non accennava ad andar via. L’uomo sospirò, deglutì, e iniziò a parlare.

“Io e la madre di Sara non siamo mai andati molto d’accordo. Sara non è mai stata lega a me, non mi ha mai voluto così tanto bene, di certo non nello stesso modo in cui io gliene volevo. Sua madre era convinta che io abusassi di nostra figlia, ma non era così. Successe che una notte tornai a casa ubriaco, e, e alzai la mani su Sara. Dopo quel momento, Sara iniziò addirittura a usare il cognome della mia ex moglie. Harvey. Non voleva avere niente a che fare con me. Mi sentii’ uno schifo dopo ciò, ma Sara, Sara scappò di casa. Dopo che scomparve, entrammo in crisi con sua madre, e divorziammo. Il dolore per la perdita di Sara ci aveva fatto allontanare ancora di più, fino a renderci due estranei” iniziò a raccontare l’uomo.

“Ma poi la figliol prodiga è tornata all’ovile, non è vero?” ironizzò Melissa.

“Quando scoprimmo che Sara era ancora viva, che era stata tenuta prigioniera per due anni, fu, fu il giorno più bello della mia vita. Mia figlia era ancora viva, e stava bene. Però, però non voleva stare con noi. Non tornò a casa” raccontò l’uomo.

“Sì, perché iniziò a rotolarsi nel letto di Emily. Questa è storia vecchia. Andiamo avanti rispose Melissa scocciata, e provando a velocizzare il racconto.

“Quando ci dissero che era morta, io, io volevo morire insieme a lei” continuò a raccontare accuratamente l’uomo.

Il racconto ci catapultò nel passato. Un flashback dell’Ottobre del 2017. Eravamo nella hall del Radley, mentre era pieno di agenti della polizia. Era il giorno in cui Sara Harvey fu ritrovata morta. Delle giovani Hanna, Emily, Ali, Spencer, e Aria, erano in attesa di capirci qualcosa, e in lontananza, una Jenna in lacrime che parlava con gli inquirenti, mentre le liars la osservavano con attenzione.

Emily sembrava la più sconvolta. “Emily, stai bene?” chiese Hanna.

“Sì, sì sto bene. Sara ha detto che non è di Jenna che dovevamo aver paura. Ho visto un file sulla sua scrivania, nominato Charlotte DiLaurentis” spiegò Emily.

“Qualcosa potrebbe collegarla ad A.D.” rispose Spencer.  Poi fissò intensamente Jenna “…Dobbiamo rubare quel laptop” terminò.

Le ragazze erano però ignare che poco distante da loro, Craig Davis, in tenuta normale, era intento a osservarle e ad ascoltare la loro conversazione. Teneva in mano una rivista per fingere di star facendo altro, ma intanto ascoltava le loro parole. E sembrava alquanto sconvolto, ma al tempo stesso curioso. Le ragazze lasciarono poi l’hotel, e l’uomo le imitò, in modo furtivo, senza far notare a nessuno la sua presenza, e uscì in fretta dal Radley.

 

 

 

 

 

 

“Quindi eri già a Rosewood quando la povera Sara Harvey ebbe ‘quell’incidente’ in vasca?” chiese ironica Melissa, tornando nel presente. Si preoccupò di fare il segno delle virgolette alla parola ‘incidente’.

“Non parlare in questo modo di mia figlia. So che l’hai uccisa tu” tuonò Craig, dimenandosi in quel letto.

“Sei legato a un letto. Non puoi far altro che parlare e basta. Quindi va avanti” ribatté Melissa a tono.

“Dopo, dopo aver sentito quelle parole, capii’ che c’era qualcosa sotto. Che mia figlia non era morta semplicemente cadendo in una doccia. Dovevo scoprire cosa era successo” continuò a spiegare Craig.

“E?” chiese Melissa.

“E iniziai a indagare per conto mio. La polizia di Rosewood archiviò la morte di Sara come un incidente. Ma io sapevo che non era così. Io ero poliziotto anni e anni fa. Mi tolsero il distintivo a causa dei miei problemi con l’alcool, ma poi, pur di scoprire cosa fosse successo a Sara, riuscii’ a riprendere il mio ruolo. Ero di nuovo il detective di Cleveland. Quando uscì il libro di Aria Montgomery, capii’ ogni cosa. E tu…” Craig la guardò con sguardo pieno d’odio.

“E hai capito che c’entravo io con la morte della tua cara figlioletta, gran bella storia. Ma io non l’ho uccisa. E’ stato Noel Kahn. Bei tempi quelli in cui avevo i miei pupazzetti personali che lavoravano per me” spiegò Melissa divertita e quasi malinconica.

“Non l’avrai colpita tu, ma ordinasti di ucciderla. Sei comunque responsabile” continuò Craig con voce piena d’odio e disprezzo.

Melissa rimase a riflettere “Mh, questo è anche vero. E quindi come mai ti sei ritrovato a Rosewood?” continuò la donna.

“Dopo quello che successe, tentai in tutti i modi di dimenticare l’avvenuto. Tutti ti davano per morta, quindi dovevo dimenticare quella storia. Andare avanti. Mia figlia in qualche modo aveva avuto giustizia. Quando fu ritrovato il cadavere di quella ragazzina, Addison Derringer, con addosso i tuoi vestiti, capii’ che c’era qualcosa sotto. Che probabilmente tu potessi c’entrare qualcosa. E se eri ancora viva, avrei fatto di tutto pur di trovarti e sbatterti in galera. Il mio compito da quel momento in poi, fu quello di cercarti. Di dare giustizia alla mia bambina continuò l’uomo.

“Quindi hai chiesto di affidarti il caso di Addison Derringer, e sei stato trasferito a Rosewood. Gran bel piano. Devo ammetterlo” rispose Melissa un po’ scocciata. Si alzò e iniziò a girare intorno al letto in cui giaceva Craig. “…Quindi vuoi semplicemente sbattermi in prigione, tutto qui? Ti credevo uno più duro” provocò lei.

“Credi che mi trasformerò in un mostro come te? Non ti torcerò un solo capello. Ti manderò solo dove meritavi di stare sin dal principio. A marcire in un carcere di massima sicurezza. Dove meritano di stare le psicopatiche come te” continuò lui con estremo coraggio.

Melissa si precipitò di nuovo da lui come una furia impazzita, prendendolo nuovamente dai capelli. “Non…Parlarmi…In questo Modo” precisò lei scandendo bene e lentamente le parole. Lo lasciò nuovamente e tornò a camminare avanti e indietro per la stanza.

Craig la scrutava attentamente. “Come hai fatto a sopravvivere a quella caduta?” chiese l’uomo.

Melissa si fermò di scatto, e lo fissò. “Beh, siccome tu hai raccontato la tua storia a me, mi sembra giusto che io racconti la mia a te” rispose la donna. “…Poiché siamo in vena di confidenze, ma non è ti piaccio un po? Il tipo di donna è sempre quello, giusto?” stuzzicò lei, alludendo a Veronica Hastings.

“Vuoi parlare o no?” chiese lui scontroso.

“Ok, diciamo che non è stata proprio una passeggiata. Quando il caro Wren mi ha fatto fare quel salto nel fiume, penso di essere stata trascinata per chilometri e chilometri. Ero certa che sarei morta da lì a breve” iniziò a spiegare Melissa.

“Ma? E’ chiaro che qualcuno ti ha aiutato. Non potevi sopravvivere da sola e con quelle ferite” replicò Craig.

“Brad mi salvò. Se non fosse stato per lui, ero praticamente morta. Mi trovò lui sulla riva di un fiume, fuori Rosewood. La corrente mi trascinò talmente lontano, fu un incubo rispose lei con sguardo malinconico, e con un timido sorriso mentre ripensava a questo Brad.

Il raccontò si tramutò in un altro flashback. Era la notte successiva allo “scontro finale” tra Melissa e le ragazze, fuori dalla casa delle bambole. Il 16 Novembre del 2018. Tutto era sfocato, le immagini non messe a fuoco. Il tutto perché visto dagli occhi di una Melissa sulla riva di un fiume, sporca di sangue, e quasi morente. Era notte fonda. La donna riusciva a tenere gli occhi aperti ma con estrema difficoltà. Sentiva anche male alle gambe, alle ossa. Era convinta che stesse per morire. Non sapeva nemmeno dove fosse. Sentiva la vita scivolarle pian piano via dalle mani. Poi udì dei rumori. Non riusciva a mettere a fuoco il luogo in cui si trovava. Però riuscì a udire dei passi. I passi di qualcuno che si avvicinò in fretta. A giudicare dai passi decisi, capì che si trattava di un uomo.

La donna cercò di capire chi fosse, e vide su di lei, a fissarla, un tizio biondo e molto bello. Melissa tentò di dire qualcosa, ma senza successo. Perse definitivamente i sensi.

“Ti aiuto io, sta tranquilla” aggiunse l’uomo con voce decisa. Quindi prese in braccio Melissa e si diresse verso una baita di montagna, molto carina e situata pochi metri lontani dal fiume…

 

 

 

 

 

 

“E questo quindi chi sarebbe? Il tuo nuovo scagnozzo?” chiese poi Craig nel presente.

“Più o meno. Brad Thompson. Un ragazzo davvero meraviglioso. Era un tipo solitario, che viveva da solo in montagna, lontano dalla città. Questo a causa di un grave lutto. Perse la sua fidanzata in un incidente d’auto, e non la superò mai. Per fortuna trovò una splendida donna molto somigliante alla fidanzata, e la salvò da morte certa” spiegò Melissa, sghignazzando  e riferendosi palesemente a se stessa.

“Quindi ti ha salvato perché gli ricordavi la sua fidanzata morta? Un po’ inquietante, non credi?” provocò Craig.

Melissa lo fulminò con uno sguardo pieno di livore. “Non aveva importanza. Mi aveva salvato la vita” spiegò lei diretta.

“E come diamine ha fatto?” chiese ancora il detective pieno di curiosità.

“Brad era un medico prima della morte della sua fidanzata. Un brillante chirurgo di New York. Ha unito la sua conoscenza della medicina, ad alcune cure particolari a base di erbe, di unguenti…Insomma, è così importante sapere come sono sopravvissuta? Sono qui. Penso che basti questo. Mi sono svegliata un mese dopo, e lui mi è sempre stato accanto, però…” Melissa sembrava pensierosa.

“Però la perfida Alex Drake non ha di certo un cuore, e quindi l’ha usato a suo piacimento, non è cosi?” continuò Craig, provocando la donna senza sosta e imperterrito.

Melissa lo guardò nuovamente con occhi pieni d’odio.

Un nuovo flashback dai racconti di Melissa. Era il Dicembre del 2018. La giovane Alex Drake era seduta su una sedia a dondolo posta sul grazioso portico della baita di Brad. Era avvolta in una coperta marrone ben pesante, mentre il freddo di quelle splendide montagne la accarezza dolcemente. Di fronte a lei c’erano solo montagne e natura. Nient’altro. Teneva in mano una tazza di cioccolata calda, mentre ammirava il panorama, pensierosa. Da dentro arrivò anche Brad. Bello, aitante, capelli biondi e un viso che sembrava scolpito dagli angeli. Anch’esso avvolto in una coperta e con una tazza di cioccolata in mano. Diede un timido bacio a Melissa sulle labbra, e quindi si sedette accanto a lei. La fissò intensamente. Melissa sembrava piuttosto a disagio e tentava di non incrociare lo sguardo dell’uomo.

“Come stai oggi?” chiese lui con fare premuroso.

“Molto meglio. Ho avuto un po’ di fastidio con i punti questa notte, ma oramai mi sento bene. Sei stato il mio salvatore, davvero” rispose lei sincera e riconoscente.

“Non ho fatto niente di che Alex” rispose Brad un po’ intimidito.

“Brad, tu mi hai letteralmente salvato la vita. Mi hai tenuto qui dentro per un mese, al caldo, mi hai curato in tutti i modi possibili. Mi hai protetto dalla polizia. Nessuno ha mai fatto tutto questo per me, cioè, a parte, a parte mia sorella…Charlotte” continuò lei, ripensando con tristezza a sua sorella.

“Ti manca tanto, eh?” chiese lui.

“Giorno e notte” rispose Melissa guardando verso il cielo.

Brad continuava a fissarla intensamente. Come a volerla studiare. “E’ incredibile comunque” aggiunse.

“Cosa?” chiese Melissa.

“La somiglianza con la mia fidanzata, con, con Brenda. Ti guardo e sembra di vedere lei” rispose l’uomo.

“E lei ti manca?” chiese Melissa.

“Giorno e notte” replicò Brad.

I due rimasero in silenzio per pochi secondi, poi la donna posò nuovamente lo sguardo sull’uomo.

“Brad, tu, tu sai che tra poco dovrò lasciare la città, vero?” chiese poi la giovane Drake.

“In che senso?” chiese lui un po’ preoccupato.

“Brad, io ho apprezzato tutto quello che hai fatto per me, davvero, ma, io sono ricercata in tutto lo stato. Non posso vivere qui nascosta per il resto della mia vita. Lo capisci questo?” rispose Melissa decisa.

“Ok, allora, allora partiamo insieme. Ce ne andiamo lontani da qua. Ho un amico che produce anche dei passaporti falsi, quindi me ne può procurare uno. Possiamo andare in Italia, Inghilterra, Germania. Dove vuoi” Brad sembrava piuttosto euforico all’idea.

“Brad, Brad, no. Tu non puoi venire con me. E tranquillo, so da me come creare passaporti falsi” rispose lei con un sorrisino.

“Perché non mi vuoi con te?” chiese lui un po’ offeso.

“Non è che non ti voglia con me. E’ che non voglio che tu passi la tua vita in fuga. Perché sarebbe questa la mia vita da oggi in poi, lo sai, vero?” precisò lei facendogli capire che non sarebbe stato facile.

“Non m’importa. Io voglio stare con te, e sono disposto a fuggire per il resto della mia vita, se questo può farci stare insieme” rispose lui convinto e senza minimamente cambiare la sua opinione.

Melissa sembrava scocciata e perplessa allo stesso tempo.

 

 

 

 

 

 

“Brad era diventato una vera e propria spina nel fianco, davvero. Non sapevo più come liberarmene. Gli ero grata per avermi salvato, ma tesoro, l’ultima cosa che volevo era stare con lui” continuò a spiegare Melissa nel presente.

“Ovviamente ti è servito per avere un pasto e un tetto sopra la testa giusto il tempo per guarire totalmente, giusto?” chiese Craig.

Bingo!” rispose lei divertita. “…Dopo questa discussione, riuscii’ a convincerlo a rimanere, promettendogli che saremmo rimasti in contatto. Ed è successo. Poche settimane fa, quando sono tornata qui, ci siamo rivisti, e gli ho chiesto di andare a trovare mia madre in galera. Volevo sapere come stava. Sono o non sono una figlia premurosa?” spiegò accuratamente Melissa.

“Mary Drake. Ok, tutto questo è molto bello. Ma tu ora perché sei tornata qui? Cos’altro vuoi? Vuoi ricominciare daccapo con il tuo folle gioco?” chiese Craig.

“Eh no, mio caro. Ora stai facendo domandine un po’ troppo grosse. Tempo al tempo saprai tutto” spiegò Melissa.

“Ok, allora dimmi perché io sono qui!” chiese lui iniziando ad alzare la voce.

“La prima parte l’hai già vissuta. Hai potuto constatare cosa può succederti se continui a darmi la caccia. La prossima volta non sarà un semplice tamponamento. La prossima volta ti lascio sull’asfalto a morire precisò Melissa malvagia come non mai.

“Sei davvero poetica” rispose lui ironizzando ma tentando di celare la sua paura.

“Lo sono sempre stata” replicò Melissa.

“Quindi cos’altro vuoi adesso? Ha voluto farmi capire che non devo più cercarti altrimenti mi fai fuori, bene. Era la prima parte. Qual è la seconda?” chiese lui insistendo.

Melissa quindi gli si avvicinò. Si avvicinò sempre di più, fino ad arrivare faccia a faccia. “Ora, io ti libererò da questo letto. Prima però mi darai il tempo di fuggire via e di lasciare il mio numero di telefono e l’indirizzo del motel in cui alloggerò, che consegnerai per me a una persona. E mi raccomando, se ti azzardi a voltarti sperando di riuscire a prendermi, la pagherai cara. E raggiungerai tua figlia Sara in un batter d’occhio. Sono stata abbastanza chiara?” la voce della donna era inquietante, tanto inquietante da far venire i brividi.

“S-Sì. Chiarissima. E, a chi, a chi devo dare il tuo indirizzo?” chiese lui in preda alla paura.

“Devi combinarmi un bell’incontro” rispose Melissa iniziando a mostrarsi euforica.

“E con chi?” chiese lui.

“Con la mia sorellina Spencer, mi sembra ovvio” ribatté lei, decisa a voler rivedere la sorella minore. “…Torno tra poco!” terminò. La donna quindi lasciò la stanza, e Craig rimase da solo, avvolto nel gelo di quel luogo buio e malandato. L’uomo aveva davvero tanta paura. Sentiva il battito del cuore accelerare sempre di più. Si guardò intorno sperando di trovare un qualcosa per provare a liberarsi, ma era inutile. Era totalmente in balia di Alex Drake.

Intanto, al liceo di Rosewood, Alison stava percorrendo i corridoi della scuola, affollati dagli studenti, mentre era al telefono con Emily. “Em, non so nemmeno come affrontare il discorso. Cosa le dico? Ciao Cassidy, per caso sei tu che ci stai torturando la vita, o magari hai ucciso Addison Derringer?” spiegava Alison un po’ agitata.

Dal canto suo, Emily era seduta in auto insieme ad Hanna, e stavano di fronte il carcere minorile di Philadelphia. Hanna si guardava intorno un po’ preoccupata. “Ali, devi semplicemente mostrarle la foto e chiederle spiegazioni. Dovrà dirti la verità in un modo o nell’altro” spiegò Emily.

“E se la verità non mi dovesse piacere?” chiese Alison.

“Affronteremo il problema quando e se si presenterà” precisò Emily.

“E’ che mi fido di Cassidy. Pensare che possa c’entrare in tutta questa storia, dopo aver scoperto di mio padre, mi spezzerebbe il cuore” rispose Alison alquanto preoccupata.

“Lo so. Anch’io stavo legando con lei. Ali, al momento però sono con Hanna al carcere minorile. Posso richiamarti dopo?” chiese Emily.

“Alla fine siete andate a trovare quella Brittany?” chiese Alison dirigendosi verso il cortile. Appena mise il piede fuori, notò Cassidy seduta su un muretto, intenta a mangiare dei crackers. Era sorridente e tranquilla, e non appena vide Alison, le sorrise e le fece cenno di raggiungerla.

“Sì, magari Claire ha rivelato qualcosa a questa ragazza prima di morire. E’ una delle poche piste che abbiamo al momento” rispose Emily.

“Vuoi riattaccare?” intanto aggiunse Hanna a voce bassa.

“Ok, ho Cassidy qui di fronte. Vado a parlarle. Ci sentiamo dopo” concluse Ali agitata.

“Ok, a dopo. Ti amo” aggiunse Emily.

“Ti amo anch’io” terminò Alison.

Emily mise giù il telefono e Hanna la guardò un po’ preoccupata.

“Siamo sicure di voler entrare lì dentro? Ho paura di non uscirne viva, o che qualche detenuta possa provarci con me” aggiunse la giovane Marin-Rivers.

“Hanna, andiamo su. E’ un carcere, non un centro di appuntamenti” terminò Emily scendendo dall’auto, e Hanna la imitò.

Alison, dal canto suo invece, raggiunse Cassidy lì sul muretto, a scuola.

“Ehi, finalmente ci vediamo. Mi sei mancata!” esclamò Cassidy, esultando visibilmente felice, e abbracciando amorevolmente Alison. La donna però appariva parecchio fredda e irrigidita.

“Già, e come, com’è andata la gita?” chiese Ali tentando di trovare lo spunto per una conversazione.

“Tutto bene. E’ stato una faticaccia tenere a bada trenta alunni del primo, ma ci sono riuscita” rispose Cassidy.

“Bene, sono contenta“ replicò Ali visibilmente in difficoltà.

“E con Emily? Com’è andata poi? Non ho avuto aggiornamenti. Dimmi tutto! Non dirmi che hai indossato quel vestito rosso. Te lo avevo sconsigliato. Io odio il rosso” chiese Cassidy piuttosto euforica e tranquilla. Non sospettava ovviamente nulla.

“Con Emily, v-va, va tutto bene. Cassidy, però, noi due dobbiamo parlare. E’ importante” rispose Alison decidendo di andare subito al succo della questione.

Cassidy si scurì in volto. “Ok, sono tutta orecchie. Che succede?” chiese.

Alison quindi fece un lungo respiro e tirò fuori dalla tasca della sua giacca nera, la foto di lei e Addison a Cape May insieme, e la porse alla giovane Harmor. Cassidy prese la foto in mano, e la fissò con scrupolosità.

“Che ci facevi con Addison Derringer a Cape May l’estate in cui scomparve?” Alison fece la domanda di getto, senza peli sulla lingua, e senza perdere tempo. Non potevano più perdere tempo. Per nessuna ragione al mondo.

Contemporaneamente, a casa Fitz, Aria era seduta sul divano, occhiali da vista sul naso, e stava spulciando i commenti sotto il video pubblicato sul suo blog. Tutti commenti positivi e pieni d’amore. Era riuscita a riconquistare l’affetto dei suoi lettori. Li leggeva uno a uno, sorridente.

Dal piano di sopra arrivò Ezra. “Ehi, Byron dorme come un ghiro” spiegò l’uomo, sedendosi accanto alla moglie.

“E’ incredibile quanto il nostro bambino dorma. Sono più le ore che dorme che quelle in cui sta sveglio” rispose Aria incredula.

“Tu piuttosto, che combini?” chiese Ezra curioso.

“Leggevo un po’ di commenti al video. Sta andando alla grande. C’è qualche commento cattivo qua e la, di gente che continua a non credermi, ma nel complesso sta andando alla grande. Philip mi ha chiamato felicissimo” spiegò Aria visibilmente serena e felice.

“Sono davvero contento. Sei riuscita a mettere K.O. questo pazzo con le tue sole mani. Sei una forza della natura” rispose Ezra con tono di voce orgoglioso e regalandole un dolce bacio sul tenero nasino, mentre Aria socchiuse gli occhi teneramente e gli sorrise.

“Invece, non eri stata messa al PC per cercare informazioni su questa Isabelle di cui parlava Wren?” chiese Ezra.

“Sì, devo. Infatti ho il sito della St. Balance aperto da mezz’ora circa, ma non trovo nulla. Anche nella lista degli studenti. Non c’è nessuna Isabelle. Poi non so nemmeno se dovremmo fidarci di uno come Wren” spiegò Aria.

“Beh, vi ha salvato la vita o sbaglio?” ricordò Ezra.

“Sì, ma ha anche mentito sin da quando lo abbiamo conosciuto. Sapeva anche chi fosse Charlotte, del suo legame con Melissa, ed è sempre stato zitto. Il fatto di essersi riscattato alla fine, e averci salvato, non fa di lui una persona affidabile al 100%” spiegò Aria.

“Io penso che lui stesso si sia messo in pericolo rivelando questo nome. Quindi qualcosa c’entrerà questa Isabelle, non credi?” chiese lui.

“Sì, ma cosa? Chi potrebbe mai essere? Una vecchia amica di Roger? Un familiare che ora cerca vendetta? Non riesco a capire” rispose Aria confusa.

“Io non riesco a non pensare a quella povera ragazzina, Clairecontinuò poi Ezra con sguardo triste.

“E’ davvero assurdo, e triste. Aveva solamente 16 anni e tutta una vita davanti” rispose Aria.

“Dobbiamo scoprire chi è questo folle, prima che possa far del male a qualcun altro” spiegò Ezra.

“Vediamo se c’è altro nel sito. Magari in due riusciamo a trovare qualcosa di più interessante” rispose Aria.

“Speriamo piuttosto che Spencer sia riuscita ad andare al colloquio con Mary” terminò Ezra.

“Già, lo spero per lei” replicò Aria pensando all’amica.

E nel carcere della contea, Spencer era seduta nella sala colloqui. Era una sala esclusivamente preparata per lei e per sua madre. Un colloquio privato. Attendeva ansiosa, mentre la sudorazione delle mani, e il battito del cuore, aumentavano a dismisura. Non aveva più rivisto Mary da quando Melissa rivelò di essere A.D. Non sapeva come affrontarla, cosa dirle, ma oramai era lì. Oramai non poteva tirarsi indietro. Doveva affrontarla di petto. La porta che dava sul lato dei detenuti si aprì, e apparve Mary Drake, molto più deperita e stanca, con una casacca arancione, e scortata da una guardia. Mary sorrise nel vederla. Era emozionata. Quindi si sedette di fronte a lei, non distogliendo minimamente lo sguardo.

Le due erano occhi negli occhi. Dopo anni senza vedersi, erano di nuovo insieme. Pronte a confrontarsi. Un silenzio assordante riecheggiava nell’intera stanza. Silenzio che decise di spezzare Mary.

“Ciao” esclamò. Un debole ed emozionato saluto uscì dalla sua bocca.

“Ciao” rispose Spencer, facendosi forza.

“Q-Quando, quando mi hanno detto che ci saresti stata tu a colloquio, non ci potevo credere” continuò poi Mary, provando a rompere in qualche modo il ghiaccio.

“Nemmeno io” rispose Spencer, provando a ironizzare.

Mary la fissava incantata, la ammirava. “Sei bellissima” esclamò.

“Ti ringrazio” rispose Spencer estremamente in imbarazzo.

“Come vanno le cose? Come sta andando la tua vita?” chiese poi Mary.

“Beh, se vuoi un riassunto veloce. Ho perso il mio lavoro da avvocato. E’ stata uccisa una ragazzina di 16 anni che a quanto pare odiava me e le mie amiche. Parte dei nostri genitori probabilmente ha insabbiato un omicidio di tanti anni fa, e siamo di nuovo perseguitati da uno stalker. Tutto regolare. Tu invece come te la passi?” Spencer non prese neanche un po’ di fiato mentre raccontava in quel modo così palese.

Mary apparve scossa “Spencer, che intendi dire? Qualcuno ha ricominciato a perseguitare te e le tue amiche?” chiese parlando a voce bassa.

“Esatto. Tu ne sai qualcosa?” chiese Spencer diretta.

“Ah, ora ho capito perché sei qui. Per avere informazioni” rispose Mary, capendo la situazione e intristendosi.

“Mary, mi dispiace, ma la situazione è più critica di quello che puoi pensare. Ci sono in gioco delle vite, quindi se sai qualcosa, qualsiasi cosa, ti prego di dirmela” Spencer parlò apertamente e quasi col cuore in mano.

“Perché pensi che io debba sapere qualcosa?” chiese Mary.

“Per via di Alex. Di…Di Melissa” rispose Melissa diretta.

“Per Alex? Cosa, cosa c’entra lei?” chiese mamma Drake confusa.

“Qualche settimana fa, Hanna ha incontrato un tipo qui in carcere. Un certo Brad. Un tizio che doveva avere un colloquio con te, e Hanna l’ha sentito parlare al telefono con una certa Alex. Quante coincidenze potevano esserci affinché quella al telefono con lui fosse un’altra Alex, e non la nostra Melissa?” continuò Spencer diretta.

Mary abbassò lo sguardo. Si sentì braccata. “…Mary, sai qualcosa. Mi sembra ovvio. Per favore, parlacontinuò la giovane Hastings.

“Non c’è molto da dire, Spence. Quel giorno, quel Brad venne a trovarmi per conto, per conto di Alex. Per conto di tua sorella” spiegò la donna.

Spencer deglutì. “E che cosa voleva?” chiese.

“Niente di che. Lo aveva mandato perché lei voleva sapere come stavo. Inizialmente ero un po’ confusa. Ero convinta che Alex fosse morta. Non appena ho visto quel tizio, non capii’ niente. Poi mi spiegò tutto” continuò Mary.

“Cosa ti ha spiegato? Chi è questo Brad?” chiese Spencer.

“A quanto so, è, è tipo il fidanzato di Alex. Mi ha raccontato che è stato lui a ritrovarla e a guarirla. E sempre lui l’ha aiutata a fuggire dal paese” continuava a raccontare Mary Drake.

“E dov’è stata tutto questo tempo?” chiese Spencer, oramai senza freni.

“Ha vissuto in Germania, a Berlino. Ovviamente sotto falsa identità” raccontò Mary.

“E come mai è tornata qui in America dopo tutto questo tempo?” replicò Spencer.

“Questo non lo so” spiegò ancora Mary.

“E quella è stata l’unica volta in cui lui è venuto a trovarti per conto di lei?” chiese Spencer.

“Sì, fu l’unica volta che lo vidi” rispose Mary, apparendo piuttosto sincera.

Spencer smise di parlare e sbuffò. Non aveva scoperto niente di nuovo, ed era delusa da ciò. Abbassò lo sguardo, mentre Mary la scrutò attentamente. “…Nemmeno mi guardi più in faccia?” chiese la madre.

Spencer alzò lo sguardo “No, è che, è che ne stanno succedendo di tutti i colori. E ora, sapere, sapere che Melissa è qui, a Rosewood, mi, mi terrorizzarispose la giovane, mostrando le sue paure.

“Vorrei tanto fare qualcosa per aiutare” rispose Mary. L’affetto per Spencer, non era mai svanito. Nonostante la lontananza e gli anni passati, il bene per sua figlia era ancora lì nel suo cuore, e nei suoi occhi, immutato come anni prima. Spencer la guardò intensamente. Erano ancora una volta occhi negli occhi. Due sguardi tanto simili tra di loro, quanto pieni di sofferenze.

“Mary, io, i-io, mi dispiace se, se non sono, se sono sparita, se-“ Spencer iniziò a impicciarsi con le sue stesse parole.

“Spencer, tesoro, non devi scusarti di nulla. Il tuo comportamento è stato più che giustificato. Io ho sbagliato tutto con te, sin dal principio. Una madre dovrebbe proteggere la propria figlia, ed io invece sapevo di Alex. Sapevo di quanto fosse instabile, di quanto fosse pericolosa, di quello che stava facendo a te e alle tue amiche, e non ho detto nulla. Sono stata in disparte a guardare. E non dovevo farlo. E sono io che dovrei scusarmi, non tu Mary aveva parlato con il cuore in mano, senza barriere e senza riserve.

“Beh, se non fosse stato per te, io e le mie amiche saremmo al posto tuo ora. Ti sei presa la colpa per la morte di Archer Dunhill. Sei riuscita a riscattarti, davvero. Purtroppo, tutto quello che abbiamo passato, mi ha cambiata nel profondo, e volevo, volevo tagliare definitivamente i ponti con quel passato. Non volevo avere più niente a che fare con qualsiasi cosa si collegasse ad A.D., alle torture, ai giochi da tavola. A quel periodo della mia vita che volevo dimenticare. Volevo finalmente essere libera, per questo, per questo sono sparita” spiegò Spencer.

“Non devi darmi spiegazioni, dico sul serio” continuò Mary. Poi rimase a fissare la figlia. “…Ho, ho saputo di, di tuo padre. Mi dispiace davvero tanto, Spence” continuò tentando di non essere troppo invadente.

“Grazie. Lo apprezzo tanto” rispose la giovane.

Rimasero ancora per pochi secondi in silenzio.

“Cosa pensi di fare ora con Melissa? Non sarebbe meglio avvertire la polizia?” chiese Mary.

“Come al solito non so nemmeno se posso fidarmi della polizia di questa città” rispose Spence, alludendo al detective Davis.

Intanto furono interrotte dalla porta dal lato dei detenuti che si aprì. Era una delle guardie, una donna alta e muscolosa. “Drake, è finito il tempo. Dobbiamo rientrare!” ruggì la donna, un po’ scontrosa.

Mary quindi fece per alzarsi, così come Spencer. “Beh, ti verrò a trovare di nuovo. Giuro che questa volta non sparirò” continuò Spencer, sistemandosi il cappotto e prendendo la borsa. Mary le fece un ultimo e dolce sorriso e fece per andarsene, così come Spencer. Scattò però qualcosa nella testa di Mary. Un ricordo dell’incontro con Brad.

“Spence, aspetta. Avevo dimenticato una cosa” aggiunse la donna.

Spencer si voltò di colpo e si avvicinò a lei. “Cioè?” chiese.

“Una cosa che mi disse quel Brad. Lo avevo completamente dimenticato. Mi accennò qualcosa riguardo ai motivi che avevano spinto Alex a tornare” aggiunse Mary, provando a parlare a voce bassa. Spencer rimase zitta ad ascoltarla attentamente. “…Disse che era tornata per una certa Isabelle. Che aveva ricreato il suo gioco” Mary sganciò la stessa bomba sganciata da Wren la sera prima. Quella fu la certezza che il nuovo stalker aveva un nome finalmente. Si chiamava Isabelle. Spencer rimase senza parole di fronte tale rivelazione.

Intanto, al liceo di Rosewood, Cassidy si stava apprestando a raccontare la verità ad Alison.

“Era, era l’inizio di Giugno. Io non avevo ancora fatto domanda per insegnare qui. Volevo passare un po’ di giorni di svago e divertimento, e un amico mi consigliò Cape May. Disse che era un campo estivo meraviglioso, fatto di tanto sole e divertimento. Così prenotai lì un bungalow, ed ero decisa a divertirmi come non mai. Ero libera, sola, spensierata. Volevo godermi l’inizio dell’estate” raccontava Cassidy, con un po’ di disagio in corpo.

“E come hai conosciuto Addison?” chiese Alison seria.

“Una sera, ero, ero a un locale sul mare. C’era una festa, e un gran trambusto. Gente che si ubriacava da un lato, altre che pomiciavano dall’altro. Ero un po’ annoiata, così scesi in spiaggia. Stavo passeggiando, quando sentii’ qualcuno piangere. Era Addison. Era seduta in riva al mare, e piangeva disperata. Mi preoccupai, così  mi avvicinai” spiegò accuratamente Cassidy con estrema lentezza.

“Cassidy, per favore. Cerca di arrivare al dunque” rispose Ali piuttosto stizzita.

“Niente, abbiamo parlato e si è sfogata. Stava vivendo un po’ di problemi in famiglia, e dopo quella sera, abbiamo legato e abbiamo passato la vacanza insieme. Tutto qui” terminò Cassidy riassumendo il tutto.

“Tutto qui? Hai passato la tua vacanza con una ragazza di almeno quindici anni più giovane di te?” ruggì Alison.

“Che allusioni stai facendo, perdonami? Pensi che ci abbia provato con lei?” chiese Cassidy sentendosi offesa.

“No, n-non sto dicendo questo, è che, perché, perché non me lo hai mai detto prima?” rispose Alison.

“Perché avevo paura proprio di questa reazione. Che potessi pensare che avessi avuto una relazione segreta con lei, ma non è stato così! Addison era sola quella settimana. Non si parlava con la sua famiglia, e in me trovò un’amica. Era una bambina per me. L’ho solamente aiutata a svagarsi un po’ come tutti i ragazzini della sua età” spiegò Cassidy.

“E quando hai iniziato a insegnare qui? Quando hai scoperto che era scomparsa non hai pensato di dirmi tutta la verità, visto quanto avevamo legato tu ed io?” chiese Ali alquanto adirata.

“No, perché era acqua passata. Io e Addison perdemmo i contatti subito dopo la vacanza a Cape May. Non ci siamo più viste e ne sentite. Avevamo scattato questa foto l’ultima sera al campo. E’ stata l’ultima volta che la vidi, te lo giuro. Te lo giuro sul bene che provo per te. Non ho niente a che fare con la sua scomparsa” Cassidy sembrava molto sincera.

“Ma proprio perché era acqua passata, potevi dirmelo” continuò Alison.

“Lo so, avrei dovuto parlarne anche con la polizia. Soprattutto con loro. Ma avevo paura. Paura di non essere compresa. Avevo paura di non essere creduta” continuò Cassidy.

“Perché avresti dovuto parlarne con la polizia?” chiese Ali confusa.

“Per, per quello che Addison mi rivelò a Cape May. Il motivo per il quale stesse così male” rispose Cassidy.

“E di cosa si trattava?” chiese Ali.

“E’ una storia bella grossa” replicò Cassidy.

Alison era pronta ad ascoltare ogni singola parola.

Nel carcere minorile per ragazze, Hanna ed Emily erano sedute a un tavolo all’aperto. Lo stesso tavolo dove sedevano Claire e Brittany. Di fronte a loro, una bizzarra Brittany era intenta a disegnare, senza prestare attenzione alle due, che si fissavano un po’ perplesse. Non sapevano che dire o come comportarsi.

Hanna si guardava intorno. C’era pieno di ragazzine giovani, con un’aria triste e sbandata, che si ciondolavano per tutto il cortile recintato con il filo spinato. “Questo posto è inquietante” sussurrò all’orecchio di Emily.

La giovane Fields-DiLaurentis, però, era più che decisa a parlare con Brittany. “Ehm, B-Brittany, siamo qui da circa dieci minuti, e, ti abbiamo chiesto di Claire, ma, ma non ci hai ancora detto nulla. Non potresti dirci qualcosa?” chiese la giovane speranzosa.

Brittany continuava a rimanere zitta. Emily sbuffò. “Em, è inutile, meglio andare” concluse Hanna alzandosi.

“Lei sapeva” la voce di Brittany finalmente uscì, facendo quasi sobbalzare le due. Hanna si risedette pian piano.

“Come hai detto scusa?” chiese Hanna.

Brittany alzò lo sguardo e le fissò entrambe con occhi un po’ stanchi. “Claire…Lei, lei sapeva tutto” aggiunse.

“Claire sapeva tutto? In che senso?” chiese Emily confusa.

“Aveva ricordato tutto. Me lo disse quel pomeriggio” continuò Brittany.

Emily e Hanna sembravano parecchio incuriosite dalle parole di Brittany. “Che cosa ricordò? Brittany, potresti essere più chiara?” continuò Emily speranzosa.

“Addison Derrigner” replicò Brittany diretta. Emily e Hanna erano sulle spine.

“Claire ricordava di Addison? Beh, sì, si è costituita lei stessa. Ha aiutato a rapirla” rispose Hanna.

“Il rapimento. Lei sapeva. Aveva ricordato tutto. Era nascosta, e la vide continuò Brittany.

Emily sbarrò gli occhi. Stava iniziando a capire. “Oh mio dio” aggiunse.

“Cosa? Che c’è?” chiese Hanna confusa.

“Penso che voglia dirci che Claire aveva ricordato chi fosse la persona che rapì Addison” rispose Emily sbigottita.

Brittany alzò nuovamente lo sguardo. “Esattamente” rispose. Hanna ed Emily quasi sobbalzarono dallo stupore.

“Ok, B-Brittany, e non sai altro? Claire non ti ha detto altro? Magari il nome di questa persona, un dettaglio?” chiese Emily.

“Si chiamava Isabelle per caso?” replicò Hanna.

“Non ricordo di nessuna Isabelle. Ma quel pomeriggio, lei era spaventata, molto spaventata. Era sicura che qualcuno qui dentro volesse farle del male. Perché aveva parlato troppo” continuò Brittany.

“Infatti, Claire è stata avvelenata da qualcuno. Lo stesso qualcuno che rapì Addison Derringer, non è vero?” chiese Emily. Brittany ritornò a star zitta. “Brittany, parla per favore!” continuò un po’ spazientita e iniziando ad alzare la voce.

“Em, sta calma. Urlando non concluderai nulla” aggiunse Hanna.

Brittany poi rialzò lo sguardo e si guardò intorno furtivamente, dopodiché tirò fuori dalla tasca un minuscolo foglietto di carta piegato più e più volte. Lo consegnò da sotto il tavolo a Hanna, che subito lo prese in mano. “Mi raccomando, è un segreto” spiegò la giovane a voce bassa. “…Apritelo quando sarete da sole” concluse Brittany.

“Brittany, che cos’è questo foglio?” chiese Hanna.

“Claire aveva paura. Era convinta di non sopravvivere. Non poteva scrivere chiaramente la verità, ma ci ha provato. Aveva un codice tutto suo particolare. Lo insegnò anche a me. Era così dolce. Mi manca tanto spiegò la ragazzina con tenerezza.

Hanna ed Emily si guardarono un po’ perplesse. “Un messaggio in codice? Seriamente?” chiese Hanna a voce bassa.

Intanto, una delle guardie arrivò nel cortile. “L’orario all’area è finito. Dobbiamo rientrate tutte, coraggio! Signorine, l’orario delle visite è terminato. Devo chiedervi di uscire, grazie” aggiunse la guardia, un giovane uomo sulla trentina e cicciottello. Brittany quindi si alzò, così come Hanna ed Emily.

“Vi saluto. E mi raccomando. Leggete bene tra le righe. E’ importante. A Claire piaceva tanto” terminò Brittany, affrettandosi a prendere il suo album da disegno e a rientrare.

Poco dopo, Emily e Hanna stavano rientrando in auto, piuttosto confuse e frastornate.

“Non ho mai visto una ragazza più strana di quella lì” esclamò Hanna mettendo la cintura.

“Quindi Claire aveva ricordato il volto del rapitore di Addison. Claire sapeva chi era la persona che ci sta torturando” esclamò poi Emily.

“E si è subito attivato per zittirla per sempre. Povera ragazza” esclamò Hanna. Poi tirò fuori il bigliettino dalla tasca. “…Vediamo che dice il biglietto” aggiunse. Lo aprì e c’era scritta una frase totalmente senza senso. Lei Probabilmente Come Ha Rotto Adelaide”. Una frase assurda, le cui iniziali di ogni frase erano in maiuscolo e ben marcate con la penna.

“Lei probabilmente come ha rotto Adelaide? Ma che diavolo significa?” chiese Emily.

“Significa che abbiamo solamente perso tempo. Erano solamente i deliri di una ragazzina palesemente disturbata, Em. Torniamo a casa” terminò Hanna mettendo a moto. Emily però continuava a rimanere concentrata su quel bigliettino. Lo studiava scrupolosamente, sperando di capirci qualcosa, ma non ci riusciva. Ai suoi occhi era semplicemente una frase senza senso.

Hanna quindi ingranò la prima e partì, allontanandosi dal carcere.

A casa Hastings, in serata, Spencer era appena rientrata. Sembrava piuttosto esausta. Levò le scarpe e si gettò sul divano. Subito le squillò il telefono. Per un secondo sbuffò. Lo prese, ed era un sms di Alison “Riunione a casa di Spencer. Ho delle novità”, Spencer lo lesse nella sua mente e si mise a ridere.

“Puntuali come un orologio svizzero” esclamò tra se e se, e quindi posò il telefono sul tavolino. Rimase lì stesa, ma fu poi interrotta da sua madre, che rientrava dal giardino con un’evidente preoccupazione in corpo.

“Spence, ehi, sei tu!” esclamò la donna con voce leggermente turbata. Spencer si alzò di colpo, non appena sentì la voce affannata e preoccupata della madre.

“Ehi mamma, che succede?” chiese Spencer avvicinandosi subito a lei.

Veronica però si accinse a sedersi al divano. “Succede che Craig è sparito” rispose lei, alquanto preoccupata.

“Che vuol dire sparito?” chiese Spencer confusa.

“Sparito. Questa mattina dovevamo vederci, e non si è fatto vivo. Non risponde al telefono, al lavoro non è andato, e il suo appartamento è vuoto. Inizio a essere davvero preoccupata” rispose Veronica.

Spencer ripensò subito a Melissa. Ripensò al fatto che era lì a Rosewood, viva. Ripensò a ciò che aveva scoperto su Davis, ovvero che stava indagando per scovare sua sorella. Aveva paura che le due cose potessero essere collegate. Che Craig potesse essere nelle mani di Alex. E, di fatto, era così. Questo timore le pervase il corpo.

“Mamma, ascolta. Hai pensato che magari possa c’entrare il fatto che fosse il padre di Sara Harvey?” chiese la giovane Hastings in difficoltà.

Veronica sembrava confusa “Tesoro, cosa dovrebbe c’entrare ciò, perdonami?” chiese mamma Hastings. Spencer in quel momento avrebbe voluto rivelarle ogni cosa. Ma non aveva il coraggio. L’avrebbe messa in pericolo.

Il momento fu però interrotto dal suono del campanello.

“Devono essere le ragazze” spiegò subito Spencer.

“Va tranquilla. Io vado a riposare di sopra. Spero che Craig si faccia vivo” concluse Veronica speranzosa.

“Si farà vivo, tranquilla. Non sarà successo niente” tentò di rassicurarla Spencer.

Veronica quindi si accinse a salire al piano di sopra. Spencer andò ad aprire in fretta e furia. Sulla porta c’erano Alison, e Cassidy. “Nel granaio, subito!” spiegò Spencer.

A casa Fitz invece, Aria si era beatamente addormentata sulla spalle di Ezra, mentre l’uomo continuava imperterrito a controllare il sito della St. Balance Art School, ma a giudicare dal suo volto stanco e scocciato, non aveva trovato nulla d’interessante.

Il telefono di Aria vibrò di colpo, facendola svegliare. Gli occhiali che aveva sul naso erano leggermente storti. Li sistemò, e subito lesse sul telefono, sgranando bene gli occhi.

“Novità?” chiese Ezra, continuando a tenere lo sguardo sul PC.

“Sì, dobbiamo vederci da Spencer. Come al solito” rispose Aria, tentando di ricomporsi. Notò che il sito della St. Balance era ancora aperto. “…Sei ancora su quel sito?” chiese lei incredula.

“Sì. Ho controllato di tutto. Lista degli studenti degli ultimi vent’anni. Pagelle, corsi avanzati, studenti prodigio, di tutto. Isabelle non viene menzionata da nessuna parte. E’ come se non fosse mai esistita” spiegò lui, sgranchendosi le gambe e posando il PC sul tavolino di fronte a loro.

“Quel ragazzo alla scuola, Xavier, ci disse che avevano cancellato ogni traccia di Isabelle per non macchiare il loro buon nome, quindi dovevamo aspettarci che non avremmo trovato nulla” spiegò lei.

“Già” rispose lui un po’ abbattuto.

Un suono fuoriuscì poi dal PC. Era il suono di una notifica.

“Oh, mi sa che è arrivato un nuovo commento al video, vediamo un po’” rispose Aria curiosa. Aprì subito il video, e i commenti. Era un “Ancora complimenti” scritto da Nicole Gordon. Quella Nicole. Aria lo lesse infastidita. “….Ah, è l’ennesimo complimento da parte della tua meravigliosa ex” spiegò lei piuttosto ironica e scocciata.

Ezra prese il PC e lesse anche lui. “Aria, è solamente gentile. Non essere così prevenuta nei suoi confronti” rispose.

“Non sono prevenuta. E’ che non capisco perché di colpo faccia la carina con me sui social, quando poi nella vita reale non abbiamo più nessun contatto da anni” rispose la giovane Montgomery-Fitz. Poi notò che Ezra aveva aperto il profilo del canale youtube di Nicole. “…Ma che fai?” chiese lei.

“Nulla. Sono curioso di vedere che cosa pubblica” spiegò lui spulciando accuratamente i video della donna. Erano video-racconti dei suoi viaggi, vlog, esperienze vissute e narrate nei video. Video semplicissimi.

“O vuoi vedere se c’è qualche video che parla del libro che abbiamo scritto su di lei?” stuzzicò Aria.

“Quello l’ho già visto tempo fa, e per fortuna non è stata cattiva” spiegò Ezra. Mentre continuava a scorrere, ad Aria saltò all’occhio qualcosa. Un video. O meglio, il titolo di un video.

“Ezra aspetta, torna su” chiese subito lei. Ezra tornò sopra col cursore. “…Ecco, qui!” continuò lei.

Si era posizionato su un video chiamato “I miei 4 anni alla St. Balance Art School. Dove l’arte diventa magia”.

“Oh mio dio” rispose lui incredulo.

“Nicole ha studiato alla St. Balance” rispose Aria, non riuscendo a credere a ciò che i suoi occhi le stavano mostrando.

Nel granaio di casa Hastings, intanto, Spencer, Alison e Cassidy, erano sedute tutte e tre insieme, sui divani. La situazione era veramente imbarazzante. Un enorme disagio aleggiava nella stanza. Spencer capì di dover rompere il ghiaccio.

“C-Comunque è bello conoscerti, finalmente. Alison ed Emily hanno parlato così tanto di te” esclamò la giovane Hastings.

“S-Sì, anche per me. Alison mi parla sempre di voi” replicò Cassidy.

“A proposito di parlare, non potremmo andare dritti al sodo?” chiese Spencer curiosa.

“No, aspettiamo le altre” rispose Alison diretta.

La porta del granaio si aprì di colpo, ed entrarono tutte insieme, Hanna, Emily, e Aria.

“Eccoci qui. Posso rimanere poco. Caleb mi ha telefonato poco fa. Regina è con la febbre” aggiunse Hanna.

“E il turno della baby-sitter finisce tra poco” spiegò Emily, che non appena vide Cassidy, s’irrigidì. “…C-Cassidy, ciao” esclamò.

“Oh, è lei la famosa Cassidy? Quella che-“ Hanna stava iniziando a essere fuori luogo.

“Possiamo andare al dunque, per favore?” chiese subito Spencer, bloccando Hanna. Tutte si sedettero.

“Ok, allora, Emily ed io siamo andate a trovare una pazza squinternata nel carcere minorile, che ci ha consegnato un foglio con una scritta senza senso. Disse che era un codice di Claire” spiegò poi Hanna consegnando il foglietto a Spencer, che quindi lo lesse.

“Lei probabilmente come ha rotto Adelaide? Ma che vuol dire?” chiese la giovane Hastings.

“E’ quello che ci siamo chieste anche noi” ribatté Hanna.

“Brittany però ci ha anche detto che Claire aveva ricordato il volto del rapitore di Addison. Quindi probabilmente da questo messaggio in codice potremmo scroprirew qualcosa” spiegò Emily.

“Che cosa?” rispose Aria sbigottita. “…E non vi ha detto chi era?” chiese curiosa.

“No. Secondo voi perché Claire è stata uccisa? Sapeva e qualcuno l’ha zittita prima che potesse dirlo a qualcuno” ribatté Hanna.

“E questo qui dovrebbe aiutarci a capire chi fosse?” chiese Spencer sventolando il foglio con il messaggio in codice.

“Ragazze, io avrei qualcosa di più importante” aggiunse Alison alzando leggermente la voce per attirare l’attenzione delle amiche.

“Ti ascoltiamo” replicò Spencer.

Alison quindi guardò Cassidy, come a volerle dire di iniziare a parlare.

“Quindi? Ha ucciso lei Addison?” chiese Hanna di getto.

“Hanna” la rimproverò Emily.

“N-No, però, però so qualcosa riguardo ad Addison. Mi confidò qualcosa all’inizio dell’estate in cui scomparve che la conobbi” raccontò Cassidy.

“Lei è innocente ragazze, fidatevi. Ma dovete ascoltare quello che ha da dire” replicò Alison.

Cassidy fece un lungo respiro “L’estate della sua scomparsa, Addison era, era preoccupata per sua sorella rivelò.

Tutte sbarrarono gli occhi, meno che Alison, poiché aveva già aveva sentito la storia.

“Cosa? Sua sorella? Addison non aveva sorelle” rispose Emily.

“Invece sì. L’aveva ritrovata da poco, e stavano tentando di riallacciare i rapporti. Mi raccontò tutto a Cape May. Era sua sorella maggiore. Molto più grande di lei. E aveva paura di non riuscirci a costruire un rapporto” spiegò Cassidy accuratamente.

“Cassidy, come, come si chiamava questa sorella di cui ti parlò Addison?” chiese Emily.

“Isabelle. Isabelle Maxfields aggiunse Cassidy.

Nella mente delle ragazze, tutto iniziò ad essere più chiaro. Ad avere un senso.

“E’ assurdo” esclamò Spencer.

“Oh mio dio” rispose Emily.

“Ma certo. Questa Isabelle vuole vendicare la morte di suo fratello Roger e di sua sorella Addison. Ora è tutto chiaro” rispose Hanna, iniziando a mettere i pezzi al posto giusto.

“Probabilmente Roger era con lei il giorno in cui sparì. Ricordate? Roger era insieme a qualcuno quel giorno a lago. Qualcuno che perse di vista il piccolo, che poi scomparve. Deve essere per forza questa Isabelle” rispose Spencer.

“La signora Derringer, lei, lei mi disse che c’era qualcos’altro che doveva dirmi” ricordò Emily.

“Anche il padre di Roger, Alan Maxfields” continuò Spencer.

“Volevano avvertirci riguardo a Isabelle, ma non ci sono riusciti” intervenne Aria.

“Quindi questa Isabelle era stata abbandonata? Non mi dite che dobbiamo rivivere una storia come quella di Charlotte, vi prego” intervenne Hanna.

“No, non è andata così. Addison mi raccontò che Isabelle si allontanò dalla sua famiglia dopo la scomparsa di Roger. Non voleva più avere niente a che fare con loro” intervenne Cassidy.

“Ora sembra tutto più chiaro. Isabelle aveva anche qualche problema, e fu allontanata anche dalla scuola d’arte” esclamò Spencer.

Ragazze, devo dirvi anch’io qualcosa a riguardo” replicò Aria. Tutte si voltarono verso di lei. La ragazza deglutì. “…Con Ezra abbiamo fatto alcune ricerche sulla St. Balance,  e abbiamo scoperto che, che Nicole, che lei, ha studiato lì. Proprio negli anni in cui doveva esserci questa Isabelle” spiegò Aria, sganciando l’ennesima bomba.

“Aspetta, Nicole? Quella Nicole? L’ex fidanzata di Ezra?” chiese Hanna confusa.

“Pensi che possa essere lei Isabelle?” chiese Emily.

“Io, io non lo so. Non so che pensare. Mi scoppia solamente la testa in questo momento” spiegò Aria. Il telefono di Spencer squillò. La donna lo tirò fuori, e lesse qualcosa. Sembrava piuttosto presa da ciò che stava leggendo.

“Spence, tutto ok?” chiese Aria.

“Sì, tranquille. Piuttosto, è tardi, siamo stanche. Riparliamone domani, ok? Anche perché devo risolvere una questione con mamma” aggiunse Spencer.

“Che succede? Va tutto bene?” chiese Aria.

“Ah, com’è andato il colloquio con Mary?” intervenne subito Emily.

“Pensavo peggio. Ma, Melissa è qui ragazze, è a Rosewood. E ha fatto capire a Mary di essere tornata per questa Isabelle” rispose Spencer.

“Quindi Melissa e Isabelle si conoscevano? Dobbiamo pensare questo?” chiese Aria.

“O forse Melissa voleva solo impedirle di riportare in vita il suo gioco” ribatté Spencer.

“Eppure io continuo a essere sicura di aver sentito questo nome” intervenne Alison.

“Isabelle dici?” chiese Emily.

“Sì. Ci sto pensando da stamattina, ma non riesco a ricordare dove l’ho sentito” continuò Alison pensierosa.

“In tutto ciò, mamma non riesce a rintracciare il detective Davis. Non vorrei che Melissa fosse arrivata a lui in qualche modo” continuò Spencer alquanto preoccupata.

“Dici per la storia di Sara Harvey?” chiese Emily.

“Davis è venuto in questa città con il solo scopo di scovare Melissa e vendicarsi per aver ucciso sua figlia. Non è assurdo pensare che Melissa lo abbia trovato e lo abbia…” Spencer non voleva dirlo.

“Spence, ti prego, non dirlo. Sentite, io sono davvero stanca. E vorrei tornare a casa da mio marito e da mia figlia. Possiamo riparlarne domani?” chiese Hanna, quasi implorandole.

“Piuttosto, come, come la mettiamo con, con…” Aria si sentì a disagio, ma il suo sguardo si posò su Cassidy.

“Oh non preoccupatevi. Non dirò a nessuno quello che è stato detto qui dentro. Ve lo prometto, anche perché, n-non ci sto capendo niente” rispose la giovane Cassidy, apparendo un po’ buffa e ansiosa.

“Ali, dobbiamo fidarci?” chiese Spencer diretta.

Alison ed Emily si fissarono intensamente. Erano complici. Erano d’accordo sul fidarsi di Cassidy. Sentivano di potersi fidare di lei questa volta.

“Sì, potete fidarvi” rispose Alison con fermezza.

“Ok, allora rimandiamo tutto a domani. Aria, tu cerca di capire qualcosa su Nicole, e tu Hanna-“ Spencer fu interrotta dal suono del telefono di Alison. La donna tirò fuori il cellulare. Sbarrò gli occhi.

“Ali, che c’è?” chiese Emily.

“E’…E’ mio padre. E’ tornato. Vuole parlarmi adesso” rispose Alison.

Tutte erano in allerta, curiose di scoprire cosa Ken DiLaurentis volesse rivelarle.

Più tardi, al Radley Hotel, Hanna era appena rientrata nella sua camera. Appena dentro, trovò Caleb in accappatoio, uscire dal bagno, mentre la piccola Regina dormiva rannicchiata sul letto e avvolta nelle lenzuola.

“Ehi finalmente sei tornata. Iniziavo a preoccuparmi” esclamò lui con voce apprensiva, e andando a darle un dolce bacio.

“Scusami, ma è stata davvero una giornataccia” replicò Hanna avvicinandosi al letto, e accarezzando dolcemente la figlia. “…Come sta? E’ scesa la febbre?” chiese preoccupata. Con quella preoccupazione che solo una madre riesce ad avere.

“Sì, sta tranquilla. Ha solo preso un po’ di freddo questo pomeriggio, quando l’ho portata a comprare un gelato al Brew. Domattina starà già bene. Non preoccuparti” la rassicurò Caleb, facendola sedere sul letto accanto a lui.

Hanna si portò le mani in volto. Era stanca. Stanca di tutto “Giuro che sto arrivando al limite. Sono troppo stanca” esclamò la donna.

“Ci sono novità?” chiese Caleb.

“Sì, tante, troppe” rispose lei.

“Ne ho una anch’io Hanna. Oggi il fattorino ha  consegnato una lettera per te. Viene dal carcere della contea” continuò Caleb, tirando fuori dal cassetto del comodino una lettera chiusa in una busta gialla. Hanna la prese subito in mano.

“E’ da parte di mio padre” rispose subito la giovane Marin-Rivers, che senza pensarci due volte strappò la busta e tirò fuori la lettera. Erano poche righe, ma sembravano alquanto importanti. Iniziò a leggere nella sua mente.

“Hanna, non puoi leggerla a voce alta?” chiese Caleb un po’ offeso.

“Oh, sì, scusami!” rispose lei. “…Ciao Hanna, ti scrivo queste poche righe per farti sapere che sto meglio. Sono tornato in cella, e sto bene, a parte qualche costola rotta. Purtroppo non ho il coraggio di dirti queste cose faccia a faccia, ma è giusto che io ti dica qualcosa. Te lo meriti. Quel giorno. Il giorno in cui Roger scomparve, io…” Hanna non riuscì a continuare. Le venne un groppo in gola. Il seguito della lettera era sconvolgente.

“Hanna, allora? Cos’altro dice?” chiese Caleb prendendole la lettera dalle mani.

“Leggi tu stesso” rispose la donna, con gli occhi sbarrati e lucidi.

“Io seppellii’ il  cadavere del bambino. Lo seppellii’ per proteggere una persona a me cara. Non posso dirti chi era quella persona. Ne usciresti distrutta, e non meriti tanto dolore dopo tutto quello che hai passato. Sappi però che io non ho ucciso Addison Derringer. Non voglio però mettere in mezzo altre persone. Ma sono certo, che qualcuno mi ha incastrato. Ora lascio a te scoprire la verità, sperando che non ci arriverai mai. Perché farebbe male a troppe persone. Ma non posso dire altro. Mi dispiace. Ti voglio bene. Papà.” Caleb la lesse con una voce alquanto sconvolta.

Hanna era con lo sguardo perso nel vuoto “Ti rendi conto di quello che c’è scritto?” chiese lei incredula. Il cuore le faceva male. Mai avrebbe voluto leggere frasi simili da parte di suo padre.

“Hanna, c’è qualcos’altro qui dentro” continuò Caleb tirando fuori dalla busta gialla, una fotografia. Una foto un po’ vecchiotta. Hanna la prese lentamente in mano e la guardò attentamente. Era una foto che ritraeva Ken DiLaurentis, Tom Marin, e Wayne Fields, il padre di Emily, insieme, abbracciati e soprattutto al lago Grayson. Hanna era ancora più sconvolta.

“Ma…Ma quello con il signor DiLaurentis e papà, è il padre di Emily” esclamò la bionda, mentre lo stupore aumentava a dismisura.

“Leggi la data della foto” precisò subito Caleb.

Hanna guardò al bordo sinistro della fotografia. “20 Luglio 2001. E’ il giorno in cui scomparve Roger” aggiunse lei. Lì capiì tutto. Capì che il terzo uomo che era insieme a Ken e suo padre, al lago, il giorno in cui Roger scomparve, come aveva raccontato il proprietario del campo estivo, altri non era che il defunto Wayne Fields, il padre di Emily. Di colpo, il pensiero di Hanna andò a Emily. Alla sua amica. Pensò a come avrebbe potuto prendere una notizia talmente triste e brutta, e soprattutto la consapevolezza di non poter chiedere nessuna spiegazione a suo padre.

Hanna e Caleb quindi rimasero lì, a contemplare quella foto e a riflettere sul da farsi.

A casa DiLaurentis, invece, Alison era appena rientrata. Non appena varcò la soglia di casa, un Ken DiLaurentis piuttosto agitato si alzò dal divano. Era lì seduto ad aspettarla. Lei però stava al telefono con Emily.

“Tranquilla. Hai fatto bene a riaccompagnare Cassidy. Ci vediamo a casa” concluse Ali, posando subito lo sguardo sul padre. “:..Ok, a dopo” e riattaccò.

“Ehi tesoro, ciao” esclamò lui andando per abbracciarla. Alison però lo allontanò di colpo.

“Papà, no. Non penso sia il momento. Le bambine sono di sopra?” chiese la donna con voce seria.

“S-Sì, sono, sono con la baby-sitter, si sta preparando per andar via. Ha finito il turno” spiegò Ken.

Alison rimase lì in piedi a fissare suo padre, mentre lui se ne stava con lo sguardo basso.

“Papà, sei sparito per giorni solo per evitare di parlare con me. Adesso basta. Dimmi la verità, o giuro su Dio che questa è l’ultima volta che mi vedrai, e che vedrai le tue nipoti” Alison apparve risoluta e decisa. Era stanca dei sotterfugi, dei segreti, delle parole non dette. Voleva la verità.

“Alison, perché insisti con questa storia?” chiese lui.

“Non è importante. L’importante è capire se c’entri con la scomparsa di Roger Maxfields” chiese lei.

Ken sospirò “Ali, io, io non ho ucciso quel bambino. Però, però ero lì quel giorno, è vero” rivelò Ken.

“Bene. Almeno una verità l’hai detta” rispose Alison. Ken non riaprì bocca. “…Va avanti. Hai detto che volevi parlarmi, giusto? Ti sto ascoltando” continuò lei.

“Volevo parlarti per, per dirti che devi smetterla di indagare su Roger, per favore” Ken sembrava implorarla.

Alison era incredula. Sorrise quasi sconvolta. “Stai scherzando, vero? Ti sto dicendo che so che eri lì al lago, che eri insieme al signor Marin e a qualcun altro a pianificare dio solo sa cosa, e ti permetti di dirmi che non devo indagare? Con quale coraggio?” Alison era un fiume in piena, e parecchio adirata.

“E’ troppo pericoloso. Quello che è successo quel giorno, è, è troppo, Alison, per favore. T’imploro di smetterla. Ti sto pregando” continuò Ken speranzoso.

Alison era arrivata al limite. Rimase a fissarlo per pochi secondi, mentre oramai la delusione le pervadeva il corpo. “Bene. Come vuoi” sussurrò lei. Sospirò capendo di non poter ottenere nulla da lui. Quindi si voltò, andò verso la porta di casa e la aprì. Tornò quindi con lo sguardo sul padre.

“…Esci subito da casa mia. Domattina non voglio trovarti qui” frasi dure e chiare, che Alison rigettò su suo padre lasciandolo inerme. La donna non disse altro. Con uno sguardo spento e deluso si apprestò a salire al piano di sopra, lasciando Ken lì da solo.

E contemporaneamente, Emily aveva appena parcheggiato sotto l’appartamento di Cassidy, per lasciarla a casa.

“Grazie per il passaggio” esclamò la donna.

“Ehi Cassidy. Lo sai che ci fidiamo di te, vero?” chiese Emily.

“Sì, lo so. E’ che tutta la storia che mi hai raccontato durante il tragitto, è, è assurda. State vivendo un inferno da settimane. Messaggi anonimi, minacce. E’ tutto così assurdo. E se avessi parlato prima, magari avrei potuto aiutare in qualche modo. Sembra di rivivere il libro della tua amica Aria” continuò Cassidy.

“Lo so. Per noi oramai sembra quasi un’abitudine” rispose Emily tra la tristezza e l’ironia.

“Em, io, per qualsiasi cosa ci sono. Voglio aiutarvi” replicò Cassidy coraggiosamente.

“Ti ringrazio” rispose Emily sorridendole dolcemente.

Cassidy si stava apprestando a scendere, quando però il suo cellulare squillò. Era un sms. “…Chi sarà a quest’ora?” chiese tra se e se. Quindi tirò fuori il telefono e aprì l’sms. “Sai cosa succede alle persone che parlano troppo? Finiscono sotto terra. Tu potresti essere la prossima. Benvenuta nel club stronzetta” era un sms dello stalker.

“E-Emily…” aggiunse Cassidy con un tono di voce spezzato e spaventato, e porgendole il telefono. Emily lo prese in mano e lesse l’sms attentamente, mentre Cassidy era con lo sguardo terrorizzato e le mani che le tremavano in modo spaventoso.

“Oh mio dio” concluse la giovane Fields-DiLaurentis, sbigottita. Lo stalker aveva preso di mira anche Cassidy. Nessuno era al sicuro. Emily posò lo sguardo sull’amica, e la vide totalmente terrorizzata, immobile, pietrificata dalla paura. In quel momento, la giovane Fields non sapeva davvero cosa fare, come potersi comportare. Sapeva però di dover preparare Cassidy a ciò che avrebbe dovuto affrontare da lì a breve.

E in un malandato e dimenticato motel fuori città, chiamato “Hope Motel”, Spencer aveva appena parcheggiato la sua auto. Il motel si presentava come una struttura quasi inquietante, lugubre, oramai in malora, in una zona degradante della città. Non c’era illuminazione intorno, niente di niente. La donna scese dall’auto e trovò Craig Davis che la aspettava sulla scalinata che portava alle camere del motel. Sembrava alquanto ammaccato, con delle evidenti ferite in volto, e un grosso cappotto marrone addosso.

“Oh mio dio, ma cosa le è successo?” chiese Spencer avvicinandosi subito a lui e notando le ferite.

“Non è importante. L’importante è che mi ha lasciato andare, e che non si è preoccupata di controllare tutte le mie tasche” spiegò Craig, che quindi mise la mano nella parte interna del cappotto, alla ricerca di qualcosa. “…E’ una sorta di nascondiglio che ho nel mio cappotto. Una cucitura fatta male dove non ha controllato. Ecco” continuò l’uomo, e tirò fuori una pennina USB che consegnò a Spencer.

La donna la prese in mano. “E questa che cos’è?” chiese confusa.

“Questa era sul cadavere di Addison Derringer” spiegò Craig.

“Cosa contiene?” chiese lei.

“Ci sono, ci sono dei video girati dalla ragazza. Purtroppo io ho sbagliato tutto Spencer. Ho lasciato che la mia sete di vendetta mi rendesse cieco. Mi sono concentrato solo sulla ricerca di Alex Drake, quando questi video potrebbero rivelare molto altro. Non li ho visti tutti. Mancano alcuni pezzi. A quanto pare Addison ha registrato una sorta di video-diario dove ha raccontato un po’ di cose. Mi raccomando, nascondila prima di incontrarla” precisò l’uomo alquanto spaventato.

“Ma, ma cosa le ha fatto? P-Perché mi ha fatto venire qui? Lei…Lei è davvero di sopra?” chiese Spencer, mentre la paura iniziava a pervaderle il corpo.

“Sì. Voleva incontrarti qui. Dovevo combinare io l’incontro. E’ nella stanza 323. Ti sta aspettando finì l’uomo, e subito fece per andarsene.

“Ma, lei se ne va così? Non pensa a mia madre?” chiese Spencer incavolata.

“Le chiamerò non appena sarò in autostrada. Non sto fuggendo, Spencer. Ho solo bisogno di allontanarmi per un po’ di tempo. Questa situazione mi aveva talmente danneggiato, e non me ne stavo neanche rendendo conto. Non sono stato un bravo detective. Mi sono lasciato prendere dalle emozioni, dalla voglia di farmi giustizia da solo. Un bravo detective non agisce così. Io,  io ho bisogno di riflettere. Sono certo che tua madre capirà. E’ una donna intelligente. Buona fortuna Spencer” Craig concluse in fretta e subito si allontanò, sparendo nel buio di quelle strade.

Spencer era persa, confusa. Guardò verso le camere e scovò la 323. Era proprio in cima alle scale. Quindi iniziò a salire, e più si avvicinava a quella porta, più il batticuore aumentava. Era come se ci volesse un’eternità ad arrivare in cima. O magari la sua mente le imponeva di vederla così inarrivabile, perché aveva paura di incontrare chi stava per incontrare. Arrivò di fronte la porta. Era socchiusa. Aprì lentamente. Mentre aprì, sperava di potersi svegliare e di ritrovarsi nel suo letto, al sicuro, lontano da quel posto e da quella persona. Ma non poteva succedere perché era quella la realtà. Spalancò la porta e la vide lì seduta sul lettino di quella sudicia stanza, di spalle. Riconobbe subito quel fisico sinuoso, quei lunghi e seducenti capelli neri. Quella postura da dura. Spencer si addentrò con coraggio. Lo sguardo fisso su quella figura di spalle. Il cuore che martellava nel petto.

“Ciao Melissa” la giovane Hastings ebbe il coraggio di pronunciare solo queste due semplici, ma devastanti parole.

La figura di spalle girò lentamente il viso. “Ciao sorellina. Ti sono mancata?” concluse Melissa, Alex Drake.

FINE DECIMO EPISODIO.

 

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